Verlaine venne così arrestato e condannato a due anni
di carcere (non certo per aver ferito Rimbaud, il quale dichiarò di rinunciare
alla denuncia, ma per il reato di sodomia), che avrebbe scontato a Bruxelles e
poi a Mons. Durante la sua detenzione venne a sapere che il Tribunale della
Senna aveva sancito la separazione legale da sua moglie Mathilde. Ciò avrebbe
comportato un aumento della desolazione e dell'angoscia sofferte dal poeta, il
quale cercò disperatamente rifugio nella religione. Non c'è modo migliore
infatti, per tornare in pace con la propria coscienza, quando la coscienza si
fonda soprattutto sull'autopunizione, che sottomettersi all'autorità
ecclesiastica e all'idea malsana di un Dio superbo e severo. La raccolta Saggezza
(Sagesse), composta principalmente dalle poesie scritte in prigione, ma
pubblicata solo nel 1881, testimonia questo balzo ad un altro eccesso, quello
rappresentato da un dogmatico e gretto misticismo che lo portò a fustigarsi, a
reprimere qualsiasi slancio passionale, qualsiasi desiderio d'ebbrezza, così
dolcemente cantati invece nelle sue raccolte precedenti. Basterà riportare la
poesia che apre la raccolta, per capire quale è il suo tema dominante.
Buon cavaliere mascherato che cavalca in silenzio,
la Sventura m'ha trafitto con la lancia il vecchio cuore.
In un solo getto vermiglio ha zampillato il sangue
del vecchio cuore, evaporando sui fiori al sole.
L'ombra mi spense gli occhi, un grido salì alla bocca
e il vecchio cuore morì in un brivido selvaggio.
Allora il cavalier Sventura mi si è avvicinato,
poggiato il piede a terra con la mano mi ha toccato.
Il suo dito guantato di ferro m'entrò nella ferita,
mentre con voce dura egli dichiarava la sua legge.
Ed ecco che al gelido contatto del dito di ferro
mi rinasceva un cuore, un cuore puro e fiero,
ed ecco che, fervente d'un candore divino,
un cuore nuovo e buono mi batté nel petto!
Ed io restavo tremante, ebbro, un po' incredulo,
come un uomo che abbia visioni di Dio.
Ma il buon cavaliere, rimontato in sella,
allontanandosi mi fece un cenno con la testa
e mi gridò (la sento ancora quella voce):
"Prudenza, almeno! Perché va bene una volta sola".
la Sventura m'ha trafitto con la lancia il vecchio cuore.
In un solo getto vermiglio ha zampillato il sangue
del vecchio cuore, evaporando sui fiori al sole.
L'ombra mi spense gli occhi, un grido salì alla bocca
e il vecchio cuore morì in un brivido selvaggio.
Allora il cavalier Sventura mi si è avvicinato,
poggiato il piede a terra con la mano mi ha toccato.
Il suo dito guantato di ferro m'entrò nella ferita,
mentre con voce dura egli dichiarava la sua legge.
Ed ecco che al gelido contatto del dito di ferro
mi rinasceva un cuore, un cuore puro e fiero,
ed ecco che, fervente d'un candore divino,
un cuore nuovo e buono mi batté nel petto!
Ed io restavo tremante, ebbro, un po' incredulo,
come un uomo che abbia visioni di Dio.
Ma il buon cavaliere, rimontato in sella,
allontanandosi mi fece un cenno con la testa
e mi gridò (la sento ancora quella voce):
"Prudenza, almeno! Perché va bene una volta sola".
(Traduzione di Lanfranco Binni)
Il 16 gennaio 1875 Verlaine uscì di prigione.
Immediatamente si adoperò per incontrare il suo dolce, maledetto Rimbaud, che
avrebbe veduto a Stoccarda, dove quest'ultimo lavorava come precettore, dopo
aver deciso di abbandonare la scrittura. Verlaine insistette nel volerlo di
nuovo accanto a sé, ma stavolta in una esistenza votata alla fede cattolica,
cosa che Rimbaud rifiutò in modo categorico. I due finirono anche alle mani. In
quell'occasione, Verlaine si vide comunque consegnare dal suo giovane collega
il manoscritto delle Illuminazioni (Illuminations), della cui pubblicazione si sarebbe curato egli
stesso tempo dopo. Ci sarebbe stato un ulteriore scambio epistolare, terminato
poi nel dicembre dello stesso anno, quando il ravveduto Verlaine, in un messaggio,
dimostrandosi infastidito dalle precedenti lettere in cui il suo compagno
continuava a rifiutare la conversione, manifestando inoltre «dei vili, dei
cattivi progetti», esprimeva di non volergli addirittura far conoscere il suo
nuovo indirizzo, tanto non si sentiva sicuro di lui.
Trasferitosi in Inghilterra, Verlaine trovò lavoro
come insegnante in diverse scuole, impegnandosi a condurre una vita modesta e
proba. Nell'autunno del 1877 tornò in Francia dove divenne insegnante in un
istituto a Parigi. Qui la sua attenzione fu attirata dal giovane scolaro Lucien
Létinois (nella foto a destra), che divenne ben presto il suo pupillo, e che avrebbe portato insieme
a sé qualche tempo dopo in Inghilterra, dove avrebbe trovato lavoro per
entrambi. La relazione tra il poeta ed il ragazzo prese ben presto (almeno per
Verlaine) la pericolosa piega della passione amorosa. Alla fine di dicembre del
1878 i due lasciarono l'Inghilterra. Nel 1880 Verlaine comprò una fattoria a
Juniville, a sud di Rethel, intestandola al padre di Létinois, in cui si
sarebbe stabilito nel marzo insieme al giovane e ai suoi genitori. Qualche anno
dopo, a causa del disastroso bilancio, la fattoria sarebbe stata venduta, e
mentre i Létinois si trasferirono in Belgio, Verlaine fece ritorno a Parigi,
dove alloggiò insieme a Lucien, cercando di ristabilire i contatti col mondo
letterario.
La pubblicazione di Saggezza non aveva
riscosso alcun consenso, così egli cercò di pubblicare qualche sua vecchia
poesia su "Paris-Moderne", la rivista del suo futuro editore Léon
Vanier. Tra i testi pubblicati vi è il celebre "Arte poetica" (Art
poétique), che destò l'attenzione di una nuova generazione di poeti, i quali
rimasero incantati dalle originali e raffinate regole che Verlaine dettava come
punti cardini di un nuovo modo di fare poesia, che rispondesse al principio del
gusto sublime, della catarsi, della suggestione pura.
per questo preferisci il verso impari
più vago e più solubile nell’aria,
senza niente che vi pesi o si posi.
Occorre inoltre che tu non scelga
le parole senza qualche noncuranza:
niente è più dolce della canzone grigia
dove il Preciso si unisce all’Indeciso.
Sono dei begli occhi dietro dei veli,
è la grande luce tremula del meriggio,
è, nel cielo tiepido d’autunno,
l’azzurro groviglio delle chiare stelle.
Perché è la Sfumatura ciò che vogliamo,
non il Colore, solo la Sfumatura!
Oh, la sfumatura sola fidanza
il sogno al sogno e il flauto al corno!
Evita più che puoi la Frecciata assassina,
lo Spirito crudele e il Riso impuro,
che fanno pianger gli occhi dell’Azzurro,
e tutto quest’aglio di bassa cucina!
Prendi l’eloquenza e torcile il collo!
Farai bene, muovendoti ad agire,
a rendere la Rima più assennata.
Senza controllo, dove finirà?
Oh, chi dirà i torti della Rima?
Quale bimbo sordo o negro folle
fabbricò mai questo gioiello inetto
che suona vuoto e falso sotto la lima?
Della musica, ancora e sempre!
Il tuo verso sia la cosa volata via,
che sentiamo fuggire da un’anima
diretta verso altri cieli, ad altri amori.
Il tuo verso sia la buona avventura
sparsa al vento increspato del mattino
che odora di menta e di timo...
E tutto il resto è letteratura.
(Traduzione di Andrea Giampietro)
Il 7 aprile 1883 Lucien Létinois morì a causa di una
febbre tifoidea. L'evento fece sprofondare Verlaine in una lancinante
disperazione. A Lucien egli avrebbe dedicato una serie di poesie poi apparse
nella silloge Amore (Amour), pubblicata nel 1888, tra cui si
ricorda la seguente:
Pattinava meravigliosamente,
lanciandosi - così impetuoso! -
e concludendo con una tale grazia!
Sottile come un'alta giovinetta,
brillante, vivo e forte come un ago,
agile e scattante come un'anguilla.
Prestigiosi giochi d'ottica,
delizioso tormento degli occhi,
un lampo che apparisse grazioso.
Talvolta diventava invisibile,
velocità diretta a un bersaglio,
così lontano, invisibile anch'esso...
Invisibile ancora oggi.
Che ne sarà di lui?
Che ne sarà di lui?
lanciandosi - così impetuoso! -
e concludendo con una tale grazia!
Sottile come un'alta giovinetta,
brillante, vivo e forte come un ago,
agile e scattante come un'anguilla.
Prestigiosi giochi d'ottica,
delizioso tormento degli occhi,
un lampo che apparisse grazioso.
Talvolta diventava invisibile,
velocità diretta a un bersaglio,
così lontano, invisibile anch'esso...
Invisibile ancora oggi.
Che ne sarà di lui?
Che ne sarà di lui?
(Traduzione di Lanfranco Binni)