Nel 1869 Verlaine conobbe la graziosa Mathilde Mauté de Fleurville (nella foto a sinistra), in casa dell'amico musicista Charles de Sivry, che era il fratellastro della ragazza. Egli ne rimase subito impressionato, e intravedendo in lei la possibilità di creare una situazione affettiva sana e serena che avrebbe placato le proprie intemperanze, decise di sposarla, così, mentre si trovava nella campagna di Fampoux, scrisse a Sivry per chiedere la mano di Mathilde. Cominciò allora una corrispondenza, e fu proprio la lontananza di questo periodo, la quale esasperò e rese ulteriormente gravida di aspettative l'attesa di un felice riscontro reale dei propri propositi di vita coniugale, che portò Verlaine alla composizione della maggior parte delle liriche che sarebbero poi confluite ne La buona canzone (La Bonne Chanson), opera che egli avrebbe dedicato alla sua sposa diciassettenne. Il matrimonio fu celebrato l'11 agosto 1870. La coppia andò a vivere in rue du Cardinal Lemoine.
Nel 1871 gli episodi della Comune di Parigi videro
Verlaine come partecipante alquanto attivo al fianco dei rivoltosi, ma quando
l'ordine fu ristabilito, temendo delle ripercussioni, il poeta e sua moglie si
trasferirono per qualche tempo a Fampoux. Rientrarono a Parigi alla fine di
agosto, quando il pericolo sembrava scampato. Verlaine ormai non aveva più un
lavoro, così la coppia si spostò a casa dei genitori di Mathilde.
Nei primi giorni di settembre del ‘71 arrivò da
Charleville una lettera - inoltrata da una losca conoscenza paesana di
Verlaine, Bretagne - firmata Arthur Rimbaud, a cui erano allegate otto sue
poesie.
[...] Ho il progetto di realizzare un grande poema, e
a Charleville non mi è possibile lavorare. La mia mancanza di denaro mi
impedisce di venire a Parigi. Mia madre è vedova ed estremamente devota. Non mi
dà che dieci centesimi tutte le domeniche per pagare la mia sedia in chiesa.
[...]
Arthur Rimbaud
Paul Verlaine rimase incantato dal talento del giovane
poeta, così che rispose con toni entusiastici invitandolo a Parigi, accludendo
alla lettera il denaro per raggiungerlo.
[...] Venite, cara grande anima, vi si chiama, vi si
attende. [...]
Paul Verlaine
Il 10 settembre il quasi diciassettenne Rimbaud arrivò
in casa Mauté, offrendo a Verlaine il suo ultimo lavoro, la splendida poesia
"Il battello ebbro" (Le bateau ivre). Nel saggio che egli avrebbe
dedicato a Rimbaud nel suo celebre libro I poeti maledetti, Verlaine
offre questa appassionata e sagace descrizione di come l'imberbe e ribaldo
Rimbaud si presentò innanzi ai suoi occhi:
All'epoca relativamente lontana della nostra intimità,
M. Arthur Rimbaud era un ragazzo tra i sedici e i diciassette anni, già
provvisto di tutto il bagaglio poetico che il vero pubblico dovrebbe conoscere,
e che noi proveremo ad analizzare con quante più citazioni ci saranno
possibili. L'uomo era alto, ben piantato, alquanto atletico, dal
viso perfettamente ovale di angelo in esilio, con dei capelli spettinati sul
castano chiaro e degli occhi d'un azzurro inquietante. Nativo delle Ardenne,
possedeva, oltre a un delizioso accento paesano perduto troppo presto, il dono
di una pronta assimilazione proprio della gente dei suoi luoghi, - e ciò
potrebbe spiegare il rapido inaridirsi, sotto lo stolto cielo di Parigi, della
sua vena, per dirla come i nostri padri il cui linguaggio diretto e corretto
non aveva sempre torto, alla fine dei conti!
L'atteggiamento audace e sfrontato del nuovo ospite,
non mancò di destare stupore e una certa indignazione nell'ambiente borghese di
casa Mauté, così che già il 25 settembre Verlaine fu costretto a chiedere a
Banville di trovare un alloggio per il suo giovane amico. Da allora in avanti
Rimbaud sarebbe stato ospitato a turno da diversi amici di Paul; la
sistemazione più durevole fu in quella camera di rue Campagne-Première evocata
da Verlaine in una poesia. Questa racconta come tra i due poeti fosse
cominciata una relazione che trascendeva la pura amicizia: essa sfociò infatti
in un sublime e viscerale incontro tra due difficili entità umane, alla
continua e disperata ricerca di un'inesplicabile percorso in cui i sensi
potessero liberarsi ed elevarsi dai rovi delle convenzioni e delle contingenze,
confrontandosi anche nella dimensione sessuale. La poesia sarebbe in seguito
stata inclusa nella raccolta Un tempo e poco fa.
"Versi per essere calunniato"
Stasera mi sono chinato sul
tuo sonno.
Il tuo corpo riposava casto
sull’umile letto,ed ho visto, come chi si concentri e legga,
ah! ho visto come tutto è vano sotto il sole.
tanto il nostro corpo è un fiore che appassisce.
Oh pensiero che porta alla follia!
Va', povero, dormi! Io, sgomento per te, sto sveglio.
che vai respirando come si spira un giorno!
Oh sguardo fermo che la morte renderà tale!
Oh bocca che ride in sogno
sulla mia bocca,
in attesa dell’altra risata
più feroce!Presto, svegliati. Di’, l’anima è immortale?
(Traduzione di Andrea Giampietro)
La relazione tra i due poeti sconvolse immediatamente il matrimonio di Verlaine, e la nascita di suo figlio Georges, il 30 ottobre, placò la tensione familiare solo per pochi giorni. Ormai senza più lavoro, Verlaine usava tornare tardi a casa, e in preda ai fumi dell'alcool si scatenava spesso in scenate di violenza contro la povera Mathilde; in un'occasione, più bonariamente, dimostrò il suo disprezzo coricandosi accanto a sua moglie col cilindro in testa, e con le scarpe infangate poggiate sul cuscino. Rimbaud non si dimostrò da meno, quando durante una lettura di versi a una cena del club letterario "Les Vilains Bonshommes", diede in escandescenza ferendo lievemente il fotografo Carjat.
Divenuta impossibile la vita con suo marito, il quale
aveva addirittura tentato di strangolarla, Mathilde decise di lasciare la casa
e si rifugiò col bambino a Périgueux. Dopo la partenza della moglie, Verlaine
andò ad abitare con Rimbaud nella camera di rue Campagne-Première, fino alla
prima metà di marzo del 1872. Pentito, Paul scrisse una lettera a Mathilde in
cui le chiedeva perdono. Rimbaud tornò allora a Charleville per permettere ai
due sposi di ricongiungersi. Verlaine e sua moglie tornarono insieme, ma presto
ricominciarono gli screzi, soprattutto dopo il ritorno di Rimbaud, il 18
maggio. In questo periodo Verlaine scrisse la maggior parte delle "Ariette
dimenticate" (Ariettes oubliées), che avrebbero costituito la parte
iniziale della sua meravigliosa opera Romanze senza parole
(Romances sans paroles). Ecco la poesia che apre la raccolta, e che con la sua
dolce e languida sensualità, sottilmente evocativa, appare significativa
rispetto a quella che sarà l'atmosfera dell'intera raccolta.
è la stanchezza amorosa,
è ogni fremito dei boschi
nell’abbraccio delle brezze,
è, fra le fronde grigie,
il coro delle piccole voci.
O fragile e fresco mormorio!
Cinguetta e sussurra, sembra il dolce grido
che l’erba mossa esala...
Diresti, sotto l’acqua che vira,
il sordo rollio dei ciottoli.
Quest’anima che si lamenta
in un gemito sonnolento è la nostra, non è vero?
La mia, dimmi, e la tua,
diffondono l’umile antifona
lievemente, nella tiepida sera?
(Traduzione di Andrea Giampietro)
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