venerdì 30 marzo 2012

LA TOMBA DEL POVERO POE

E il povero Poe, che morì pazzo e alcolizzato in un buco di Baltimora, ebbe la sventura di scegliere come curatore postumo della sua opera Rufus Griswold. Senza sapere che Griswold lo disprezzava, che quella sottospecie di amico e paladino avrebbe passato anni a tentare di distruggere la sua reputazione.
- Povero Poe.
- Eddie non era fortunato. Non lo era da vivo, e non lo è stato neanche da morto. Lo seppellirono nel 1849 in un cimitero di Baltimora, ma ci vollero ventisei anni prima che mettessero una lapide sopra la sua tomba. Un suo parente ne aveva ordinata una subito dopo la sua morte, ma finì in uno di quei macabri casini per cui ti chiedi chi ha le redini del mondo. A proposito di follia umana, Nathan. Il laboratorio del marmista, tu pensa, si trovava sotto un tratto di ferrovia sopraelevato. Proprio mentre stavano finendo di tagliare il marmo, un treno deragliò, si abbatté nel cortile del marmista e distrusse la lapide; e dato che il parente non era abbastanza ricco per ordinarne un’altra, Poe giacque il quarto di secolo successivo in una tomba senza nome.
- Come conosci tutte queste cose, Tom?
- Sono note.
- A me no.
- Perché non hai fatto il dottorato. All’età in cui tu eri in giro a salvare la democrazia nel mondo, io me ne stavo seduto in biblioteca a farcirmi il cervello di nozioni superflue.
- Ma alla fine... chi pagò la lapide?
- Un gruppo di insegnanti locali costituì un comitato per raccogliere i fondi. Che tu lo creda o no, ci misero sei anni. Quando ebbero finito il monumento, i resti di Poe furono esumati, trasportati su un carro attraverso la città e tumulati in un cimitero di Baltimora. La mattina dell’inaugurazione si tenne una speciale cerimonia in un posto chiamato Western Female High School. Un nome strepitoso, vero? La Scuola Superiore Femminile dell’Ovest. Invitarono tutti i maggiori poeti americani, ma sia Whittier sia Longfellow sia Oliver Wendell Holmes trovarono scuse per non intervenire. Solo Walt Whitman si sobbarcò il viaggio. E dato che la sua opera da sola vale più di quelle di tutti gli altri messi insieme, lo considero un atto di sublime giustizia poetica. L’interessante è che quel mattino era presente anche Stéphane Mallarmé. Non in carne e ossa... ma il suo famoso sonetto "Le tombeau d’Edgar Poe" fu composto per l’occasione, e anche se non riuscì a finirlo in tempo per la cerimonia, fu presente in spirito. Mi piace molto, Nathan... Whitman e Mallarmé, padri gemelli della poesia moderna, in piedi alla Western Female High School per rendere omaggio insieme al loro avo comune, il disonorato e infamato Edgar Allan Poe, il primo vero scrittore che l’America abbia dato al mondo.

(Paul Auster, Follie di Brooklyn, Einaudi)



Di seguito il celebre sonetto La tomba di Edgar Poe di Sthéphane Mallarmé:

Quale in Se Stesso alfine l’eternità lo muta,
il Poeta suscita con un gladio nudo
il suo secolo sconvolto di non aver saputo
che la morte trionfa in quella strana voce!

Essi, come vile sussulto d’Idra che udì l’Angelo
dare al linguaggio tribale un senso più puro,
inneggiarono all’incantesimo bevuto
nel flutto senza onore di qualche nero miscuglio.

Al suolo e alla nube ostili, oh disgrazia!
Se con la nostra idea non nasce un bassorilievo
di cui la tomba lucente di Poe si possa ornare

- placido blocco quaggiù caduto da un disastro oscuro -
questo granito mostri in eterno la sua stele
ai neri voli della Bestemmia sparsi nel futuro.

(Traduzione di Andrea Giampietro)