martedì 13 marzo 2012

TANTO VALE VIVERE



Deliziosamente piccola, spaventosamente miope, mortalmente sarcastica e irreversibilmente alcolizzata, Dorothy Parker (1893-1967) è stata una grande narratrice del Novecento americano, dalla gloriosa e spericolata età del jazz (quando animava il bizzarro circolo di intellettuali che si riuniva all'hotel Algonquin di New York) fino ai turbolenti anni Cinquanta, quando imperversavano la rivolta dei costumi giovanili e la persecuzione politica della commissione McCarthy (anche lei fu indagata per essere stata una simpatizzante del Partito comunista). Fu scrittrice di racconti e poetessa, critico letterario e teatrale, fu anche reporter di guerra (nel '37 si recò in Spagna per raccontare la tragedia della guerra civile), ma resta soprattutto la più grande umorista del suo tempo (e non solo). La vittima preferita del suo spirito mordace?... Se stessa, ovviamente!

Questa poesia, dal titolo Canto di guerra, fu scritta per il suo secondo marito, l'attore e sceneggiatore Alan Campbell, quando venne arruolato per combattere nella Seconda Guerra mondiale.


Soldato, in una terra strana
al di là del mare ondeggiante,
cogli il suo sorriso, prendile la mano -
non sentirti in colpa per me.

Soldato, esistono soldati sinceri?
Se lei è dolce, gentile e amabile,
sfrutta l'augurio che ti mando -
sino al mattino non giacere solo.

Soltanto, per le notti che furono,
soldato, e le albe che verranno,
quando nel sonno ti rivolgi a lei
chiamala col mio nome.

(Traduzione di Andrea Giampietro)

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