giovedì 7 giugno 2012

LE AMICHE


Se c'è un tema ritenuto più scabroso dell'omosessualità, è quello dell'omosessualità femminile. Difficilmente si rinuncia all'immagine, in quanto rappresentazione archetipica, della donna al servizio dell'uomo, dedita al soddisfacimento dei suoi bisogni, soprattutto di quelli sessuali. Paradossalmente, due grandi uomini di lettere si interessarono dell'amore tra donne: Baudelaire e Verlaine. Il pauvre Verlaine, prima ancora di comporre poesie che trattassero il tema dell'omosessualità maschile (e sappiamo di che genere ne avrebbe composte), affrontò nei suoi versi giovanili proprio l'amore cosiddetto saffico. Nel 1867 egli pubblicò in Belgio, avvalendosi di uno pseudonimo, la raccolta Les Amies. Scènes d'amour saphique (Le amiche. Scene d'amore saffico), che però sarebbe stata condannata per oscenità e immediatamente ritirata. Nel 1889 le poesie in questione vennero inserite, senza alcun problema di censura, nella celebre silloge poetica, Parallèlement (Parallelamente).
Questi versi a mio avviso sono un capolavoro di grazia, così soavemente cangianti nei toni: alla più fervida passione, si alterna armoniosamente il più tenero languore.

Dedico queste poesie a tutte le donne e alla loro libertà di essere e di amare.


LE AMICHE


I o Sul balcone

Guardavano entrambe le rondini in fuga:
l'una pallida, capelli di giaietto, l'altra bionda
e rosa, e le vestaglie leggere di antica trina
serpeggiavano vaghe, come nuvole, intorno a loro.

Ed entrambe, con languori d'asfodeli,
mentre saliva in cielo la luna tonda e morbida,
assaporavano a sorsi lunghi l'emozione profonda
della sera e la triste felicità dei cuori fedeli.

Così, con madide braccia stringendosi alla vita
sottile, strana coppia che compiange le altre coppie,
così sul balcone le giovani donne sognavano.

Dietro di loro, in fondo al ricco rifugio in penombra,
enfatico come un trono da melodramma,
e pieno di odori, il Letto, disfatto, si apriva nell'ombra.


II o Collegiali

L'una di quindici anni, l'altra di sedici;
dormivano entrambe nella stessa stanza.
Era una sera afosa di settembre:
fragili, occhi azzurri, rossori di fragola.

Per stare a proprio agio, han lasciato cadere
le fini camicie dal fresco profumo d'ambra.
La più giovane tende le braccia e s'inarca,
e la sorella, le mani sui seni, la bacia,

poi s'inginocchia, e diventa selvaggia
e agitata e folle, e la sua bocca
affonda nell'oro biondo, nelle ombre grigie;

e intanto la fanciulla va contando
sulle dita graziose i valzer promessi
e rosea sorride innocente.


III o Per amica silentia

Le lunghe tende di mussola bianca
che il fioco bagliore della lampada
lascia fluire come onda opalescente
nell'ombra languida e misteriosa,

le grandi tende del gran letto di Adeline
hanno udito, Claire, la tua voce ridente,
la tua dolce voce argentina e suadente
che un'altra voce avvolge furiosa.

"Amiamo, amiamo!" dicevate insieme,
Claire, Adeline, vittime adorabili
del nobile voto delle anime sublimi.

Amate, amate! o care Solitarie,
perché in questi giorni di sventura, ancora
portate su di voi lo Stigma glorioso.


IV o Primavera

Tenera, la giovane donna fulva,
eccitata da tanta innocenza,
sussurra alla bionda giovinetta
queste parole, piano, dolcemente:

"Linfa che sale e fiore che sboccia,
la tua infanzia è una pergola:
lascia vagare le mie dita nel muschio
dove brilla il bocciolo di rosa,

"lasciami bere nell'erba chiara
le gocce di rugiada
che bagnano il tenero fiore,

"affinché, mia cara, il piacere
illumini la tua candida fronte
come l'alba il timido azzurro".


V o Estate

E la fanciulla rispose, in deliquio
sotto l'inesauribile carezza
dell'amante trafelata:
"Io muoio, mia adorata!

"Io muoio; il tuo seno infuocato
e pesante m'inebria e mi opprime;
la tua carne forte da cui sgorga l'ebbrezza
emana un profumo strano;

"ha, la tua carne, il fascino oscuro
delle estive maturità,
e ne ha l'ambra, e l'ombra;

"tuona la tua voce tra le raffiche,
la tua capigliatura sanguinante
fugge bruscamente nella notte lenta".


VI o Saffo

Furiosa, gli occhi infossati e i seni ritti,
Saffo, divorata dal languore del desiderio,
come una lupa corre lungo le fredde rive;

pensa a Faone, dimentica del Rito,
e vedendo a tal punto sdegnate le sue lacrime,
a manciate si strappa i capelli immensi;

e rievoca, tra rimorsi implacabili,
i tempi in cui splendeva, pura, la giovane gloria
dei suoi amori cantati in versi che la memoria
dell'anima ripeterà alle vergini dormienti:

ed ecco ch'ella serra le palpebre livide
e salta nel mare dove la Moira la chiama,
mentre esplode nel cielo, e incendia l'acqua nera,
la pallida Selene che vendica le Amiche.


(Paul Verlaine, Poesie, Garzanti, traduzione di Lanfranco Binni)


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